IO CAPITANO, il film che ha il coraggio di annullare la distanza.

IO CAPITANO, il film che ha il coraggio di annullare la distanza.

di Alice Lo Schiavo

Reduce dalla vittoria del Leone d’Argento per la migliore regia al Festival del Cinema di Venezia 2023, il regista romano Matteo Garrone torna ad incantare il pubblico con il suo romanzo di formazione che sta facendo tappa nelle sale cinematografiche di tutta Italia.
Impossibile non provare istintiva empatia di fronte alle vicende drammatiche dei due protagonisti che il regista mette in scena insieme a Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e a Massimo Ceccherini e con il contributo fotografico decisivo di Paolo Carnera.

Lasciando da parte ogni retorica e sfidando la cronaca semplicistica televisiva, Io Capitano eleva il fenomeno migratorio dal resoconto quantitativo e statistico a cui siamo abituati e gli restituisce una valenza simbolica ed emotiva.

Garrone raccoglie le testimonianze e vicende reali di vari migranti in un’unica storia dal carattere omerico, mettendo a servizio dei protagonisti il suo sguardo.
In un Senegal povero ma spensierato, al riparo da guerre e carestie, Seydou e Moussa, due cugini sedicenni, maturano l’ambizione di diventare famose popstar firmando autografi ai bianchi nel “nuovo mondo”, travolti dalla fascinazione ipnotica che l’Europa e la globalizzazione esercita su di loro. Con l’ingenuità di due adolescenti, di nascosto dalle famiglie, in particolare dalla madre di Seydou, i due protagonisti partono alla volta della realizzazione dei propri sogni.

Ed ecco che lo scaltro Garrone, ci accompagna nel viaggio assumendo un’angolazione diversa e posizionando la macchina da presa dall’Africa verso l’Occidente e non dal Mar Mediterraneo all’Africa, sconvolgendo l’abituale immaginario del nostro collettivo.

I due coetanei si troveranno presto a far fronte alle insidie della loro impresa, tra gli scenari desolanti del deserto del Sahara, le prigioni libiche e l’interminabile traversata del Mediterraneo. In questo modo, i migranti si trasformano in portatori dell’epica contemporanea.

Il viaggio è estenuante, imprevedibile, spietato e il regista lo narra in tutta la sua crudezza, inserendo però delle digressioni oniriche e dando un’astrazione fiabesca al film, nel momento in cui la realtà agghiacciante sta prendendo il sopravvento; così facendo il realismo si incrocia con aspetti simbolici.

Il viaggio-leggenda, non è solo fisico ma è anche un viaggio dell’anima che i due protagonisti affrontano con quel coraggio e quella speranza di chi sogna un futuro migliore e un’emancipazione maggiore nel nostro continente. Seydou, seguito da Moussa è così determinato da prendersi il rischio di guidare il barcone che li porterà in Italia, tanto da dare una lezione sulla necessità di assumersi delle responsabilità.

La vera astuzia di Matteo Garrone sta nel mantenersi lontano da qualsiasi posizionamento politico nei confronti del tema immigrazione e nel generare interrogativi che restano nelle menti degli spettatori anche una volta lasciate le poltrone del cinema. Il regista ristabilisce in quale direzione guardare, ci palesa una verità scomoda che sorprendentemente tutti riconosciamo e capiamo, nonostante sia narrata in un’altra lingua.
Il contesto del film, sebbene osservato dal punto di vista privilegiato di un occidentale, impregnato di violenza disumana, di luoghi caratteristici, emozioni e dolori di cui si fanno portavoce i protagonisti, non ci appare del tutto estraneo.

Nella desolazione di queste immagini, l’audacia di cambiare l’immaginario collettivo nei confronti del fenomeno migratorio è ancora auspicabile e Matteo Garrone ce lo ha dimostrato.

Scheda del film
Regia: Matteo Garrone
Produzione: Archimede, Rai Cinema, Tarantula, Pathé FIlms
Durata: 121’
Lingua: Wolof, Francese
Paesi: Italia, Belgio
Interpreti: Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo, Hichem Yacoubi, Doodou Sagna, Khady Sy, Bamar Kane, Cheick Oumar Diaw
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini, Andrea Tagliaferri
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografia: Dimitri Capuani
Costumi: Stefano Ciammitti
Musica: Andrea Farri
Suono: Maricetta Lombardo, Mirko Perri, Daniela Bassani
Effetti visivi: Laurent Creusot